In occasione della notizia del respingimento da parte della Corte Europea di Giustizia del ricorso dei poliziotti imputati e condannati per i fatti della Diaz (v. sotto uno degli articoli pubblicati dalla stampa in proposito) Marco Preve ha pubblicato questo post su Facebok.
Raramente le parole di giornalisti e simili ci trovano d’accordo ma ogni tanto capita.
Un saluto a Daniel e una notizia: trecento torturatori del G8 2001 vestono ancora la divisa
1- Gli anniversari che scivolano nella commemorazione generano molti ricordi, infinite riflessioni e poca sostanza, anzi annacquano quel poco di sostanzioso che c’è.
2- La sostanza sono le notizie e gli atti concreti
3- La notizia è che circa 300 torturatori del G8 vestono ancora la divisa o sono andati in pensione senza conseguenze (il numero è la stima di poliziotti e agenti penitenziari, più qualche carabiniere che agirono perlopiù fra Diaz e Bolzaneto).
4- Atti concreti per sanzionare in qualche modo questi torturatori -mai scoperti grazie al patto di omertà fra la truppa e i capi- non ce ne sono stati e non ce ne saranno.
5- Se invece di lanciarsi in lacrimevoli/eroici ricordi personali o maledire genericamente la violenza di Stato, una folta compagine di indignados della politica -quasi tutti di sinistra/5S visto che la destra e una fazione del Pd sono sempre stati contrari ai processi ai vertici della polizia– avesse compiuto passi concreti per trovare il modo di sanzionare i torturatori e chi li coprì, oggi forse sarebbe molto più credibile e non raccoglierebbe briciole di voti.
6- Ne dico uno a caso. Prendere gli elenchi di tutti quelli che risultavano presenti nella Diaz e a Bolzaneto e obbligare i Ministeri competenti ad emanare provvedimenti disciplinari per manlevarli da qualsiasi attività operativa. Almeno provarci.
7- Nel 2013 una pattuglia di parlamentari di Sel (primo firmatario Gennaro Migliore) presentò un’interrogazione al Ministro dell’Interno per conoscere eventuali sanzioni disciplinari comminate ai poliziotti della Diaz. Non hanno mai ottenuto risposta e nonostante molti di loro siano ancora in Parlamento, qualcuno sparpagliato in altri partiti, non hanno mai sollecitato una risposta.
8- Cosa c’è da aspettarsi dalla sinistra radicale (?) se una colonna di Rifondazione, dell’Antimafia e di Sel come Francesco Forgione, nel 2011 – quindi dopo le sentenze di appello Diaz – al master di criminologia dell’Aquila, di cui era condirettore, accolse a braccia aperte nel comitato di coordinamento il prefetto Francesco Gratteri, uno dei massimi responsabili delle false prove per coprire la macelleria messicana della Diaz?
9- Al prossimo ventennale spero di non sentire mai più “eh ma Fini dai carabinieri a guidare la repressione” “eh ma Scajola ministro dell’interno” “eh ma gli infiltrati”. Con una sinistra più forte nel richiedere una svolta nelle regole di polizia in ordine pubblico oggi quelle frasi apparirebbero quello che sono sempre state: delle belinate di contorno. Quella stessa polizia con un governo di sinistra pochi mesi prima aveva massacrato altri manifestanti a Napoli.
10- Nella foto scattata da Luca Zennaro dell’Ansa la notte della Diaz, siamo io e Daniel: lui è il primo degli arrestati nel vergognoso verbale con cui vennero calunniati decine di manifestanti massacrati di botte da poliziotti di tutti i reparti presenti. Quella notte, prima di crollare a causa di un trauma cranico, che se non altro gli evitò Bolzaneto, Daniel e io ci scambiammo alcune parole. Credo che quella notte abbia cambiato sicuramente la sua vita, ma anche un po’ la mia.
G8 di Genova, la Corte dei diritti dell’uomo respinge il ricorso dei poliziotti condannati per la Diaz
Strasburgo definisce «inamissibile e infondato» il ricorso degli agenti Massimo Nucera, Maurizio Panzieri, Angelo Cenni e altri due colleghi capisquadra del VII Nucleo 1° Reparto Mobile di Roma
A 20 anni di distanza dal G8 di Genova, arriva la dichiarazione della Corte europea dei diritti dell’uomo sui ricorsi presentati dai poliziotti condannati per l‘irruzione alla scuola Diaz. «Alla luce di tutte le prove di cui dispone, la Corte ritiene che i fatti presentati non rivelino alcuna apparenza di violazione dei diritti e delle libertà enunciati nella Convenzione o nei suoi Protocolli». Di conseguenza le accuse mosse dai poliziotti per i fatti del 2001 «sono manifestamente infondate e il ricorso appare irricevibile». La Cedu di Strasburgo dunque rigetta il ricorso di Massimo Nucera, Agente scelto del Nucleo speciale del Settimo Reparto Mobile di Roma che dichiarò di aver ricevuto una coltellata durante l’irruzione nella scuola Diaz, e di Maurizio Panzieri, all’epoca dei fatti Ispettore capo aggregato allo stesso Nucleo speciale, che invece firmò il verbale di un accoltellamento che i giudici ritennero totalmente finto. Entrambi condannati a tre anni e cinque mesi, avevano fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo insieme ad Angelo Cenni e altri due colleghi, capisquadra del VII Nucleo 1° Reparto Mobile di Roma
Nel provvedimento riguardante Nucera e Panzieri la Corte riunitasi in veste di giudice unico ha ritenuto che i due abbiano potuto «presentare le loro ragioni in tribunale alle quali è stata data risposta con decisioni che non sembrano essere arbitrarie o manifestamente infondate. E non ci sono prove», ha continuato Straburgo, «che suggeriscano il fatto che il procedimento è stato ingiusto». Stesso giudizio anche per Cenni e colleghi, riguardo ai quali la Corte ha ritenuto che «i fatti presentati non rivelino alcuna apparenza di violazione dei diritti e delle libertà enunciati nella Convezione o nei suoi Protocolli». Come si legge nel documento di ricorso, per i poliziotti «la carenza argomentativa delle sentenze di condanna su punti fondamentali della vicenda fa ritenere che esigenze diverse da quelle squisitamente processuali hanno soggiogato i giudici italiani, tanto da ingenerare in loro la credenza che fosse preciso dovere attribuire a qualcuno la penale responsabilità di quanto accaduto». Queste e altre conclusioni però sono state ufficialmente respinte da Strasburgo e dichiarate «inamissibili», una decisione definitiva che non potrà essere più soggetta a ulteriori ricorsi.